Che cos’è una start up sociale?

Che cos’è una start up sociale?

Le caratteristiche della start up sociale

C’è un altro tipo di start up, del tutto diversa da quella canonica e tecnologica del precedente articolo. Un’azienda che vive tra le persone per le persone e poco a che fare con la classica tecnologia da film sullo spazio degli anni 70.

La parola sociale ci rimanda subito in mente giovani in spazi aperti che stanno insieme a bambini, malati, emarginati, migranti, barboni e soggetti che provengono da situazioni difficili.

C’è anche un’immagine un po’ diversa: quella di idealisti che sono per strada a manifestare rumorosamente per le loro idee, con striscioni colorati dalle scritte grandi grandi.

La start up innovativa a vocazione sociale[1], ha gli stessi requisiti di quella ordinaria, ma ha una natura molto versatile e può prestarsi ai più svariati scopi[2]:

assistenza sociale;

assistenza sanitaria;

assistenza socio-sanitaria;

educazione, istruzione e formazione;

tutela dell’ambiente e dell’ecosistema;

valorizzazione del patrimonio culturale;

turismo sociale;

formazione universitaria e post-universitaria;

ricerca ed erogazione di servizi culturali;

formazione extra-scolastica, finalizzata alla prevenzione della dispersione scolastica ed al successo scolastico e formativo;

commercio equo e solidale;

alloggio sociale;

accoglienza umanitaria;

agricoltura sociale;

attività sportive dilettantistiche;

gestione dei beni confiscati alla criminalità organizzata;

servizi strumentali alle imprese sociali

Tanta roba per chi è idealista e ha molta voglia di rimboccarsi le maniche!!!

Quindi è possibile raggruppare queste attività in diversi gruppi. Quelle relative a persone in stato di bisogno (anziani, disabili, migranti, socialmente svantaggiati etc), quelle riguardanti i beni culturali e quelli confiscati, l’ambiente e l’agricoltura, lo sport dilettantistico e la formazione ed infine quelle relative a tutti i servizi necessari per la gestione di queste imprese.

Per fare qualche esempio vi rientrano una scuola di italiano per stranieri, un servizio di orientamento post universitario o post scuola dell’obbligo, servizi di marketing per siti archeologici poco conosciuti, oppure attività ad esse strumentali come l’assistenza fiscale e contabile per questo tipo di imprese.

In altre parole mentre nella start up classica il centro è sull’ammodernare prodotti già esistenti, qui il centro è nel supportare le persone e tutta la collettività. Infatti, la start up deve dichiarare di operare nell’interesse generale. Due parole che da sempre sono state usate per gli scopi più disparati, ma hanno sempre fatto riferimento alla ricerca di un altrui benessere.

Non è nemmeno necessario iscriversi nell’elenco delle imprese sociali. Altra burocrazia in meno.

La start up sociale ha benefici maggiori per gli investitori rispetto ad una start up ordinaria, ma poi ne parleremo…


[1] Ex art 14 comma 4 D.L. 179/2012.

[2] Indicati originariamente dall’articolo 2, comma 1, del decreto legislativo 24 marzo 2006, n. 155 poi abrogato e riformulato dal D.lgs 3 luglio 2017, n. 112 art. 2 comma 1 che ha introdotto le attività di impresa di interesse generale indicate.

 

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