Che cos’è una S.r.l.?

La società in generale
Per la legge italiana[1] la società è un tipo di contratto in virtù del quale due o più persone si accordano per esercitare insieme un’attività economica. Ogni persona può contribuire fornendo uno, o più beni, o abilità, conoscenze, competenze, attività. Questo al fine di creare, o scambiare, un bene o un servizio, la cui vendita, tolti i costi costituirà il profitto, gli utili che sarà distribuito tra chi ha creato la società.
In altre parole una società è un accordo tra più persone per fare imprese insieme. Questo significa fare squadra, fare gruppo, nel rispetto di regole comuni e principi condivisi. O almeno, tolte le strette di mano iniziali, così dovrebbe essere…
La società ha anche l’obbligo di mostrarsi e farsi conoscere come tale. Forse il primo dei suoi obblighi di legge[2]. Infatti deve indicare nei propri atti, nella corrispondenza e nel sito web: la sede, l’ufficio del registro delle imprese presso il quale è stata scritta ed il suo numero di iscrizione. Lo stesso vale per il capitale della società, sia quello versato, sia quello dell’ultimo bilancio. Deve essere anche indicato se vi è un unico socio.
In altre parole la società deve dire al mondo che esiste, dove si trova e dove è nata, cioè chi sei? Da dove vieni? Solo che non è riferito ad una persona.
La caratteristica principale di una S.r.l.
Immaginate di avere uno scaffale pieno di scatole colorate tutte vostre, al cui interno ci sono veri e propri tesori tutti vostri. Poi al centro della stanza c’è un piedistallo, con una scatola bianca sopra, con una scritta nera grande grande sui lati S.r.l. Che differenza c’è tra questa scatola e le altre?
La legge lo dichiara espressamente: “Nella società a responsabilità limitata per le obbligazioni sociali risponde soltanto la società con il suo patrimonio”[3].
Ma cosa significa davvero questa frase?
Innanzitutto questa regola riguarda solo una società a responsabilità limitata già formata. Quindi al termine di tutta una serie di piccoli e grandi passaggi che portano alla sua costituzione; che poi vedremo. Quindi prima di questo procedimento, quel gruppo di persone che ha deciso di fare impresa non può beneficiare di questa regola.
Ma quando si applica questa regola?
Si applica quando la Srl compie obbligazioni sociali. Cioè crea delle relazioni formali con altri soggetti sia persone, sia società, enti. Per es. acquista beni strumentali come scrivanie e pc, assume personale, richiede una consulenza, apre un sito web etc.
Come vedete si tratta di stipulare relazioni commerciali con evidenti risvolti giuridici ed economici. Queste relazioni scandiscono la vita di una società. Se non ci sono vuol dire che la società è morta, o comunque in crisi.
Quando non si applica questa regola?
Quindi tutto quello che riguarda le relazioni personali, formali ed economiche dei membri del team, rimane fuori. Di conseguenza se uno di loro si compra una macchina per sé, con soldi suoi, la intesta a suo nome e la usa lui; la macchina è sua. Se poi non paga non può dire alla finanziaria di farsi pagare dalla Srl, o sostenere che è un’auto aziendale.
Chi paga per la società?
Il terzo elemento è quello fondamentale: il fatto che la società sia l’unica a rispondere delle sue obbligazioni, dei suoi rapporti. Come avete intuito si creano rapporti diversi tra il team ed il mondo esterno e tra la Srl ed il mondo esterno.
Il punto è che la società non è un robot che agisce da solo, con una sua volontà, né un animale domestico scodinzolante. La società agisce con le gambe, le braccia e le menti dei membri del team. Pertanto ci sono delle occasioni in cui questo gruppo di persone agisce, come se fosse la società compiendo atti che fanno capo alla società e non a loro. L’effetto finale è che sia la responsabilità giuridica che economica ricade sulla società, che perciò è tenuta a risarcire i danni con il suo patrimonio e non il suo team.
I soci ne sono esenti. C’è anche un altro vantaggio è che soggetti che vantano diritti e/o denaro sui soci non posso rivalersi sui beni e sul patrimonio della società. E’ come se ad una persona arriva una lettera a firma di uno dei membri del gruppo che dichiara che gli darà dei soldi. Orbene questa persona deve riscuotere i soldi chiedendoli direttamente a questo socio, andando a casa sua e non alla società, recandosi presso la sua sede legale.
Tornando alle scatole di sopra. La differenza è che le scatole dello scaffale hanno un contenuto che è tutto vostro, il contenuto della scatola S.r.l. è della società non vostro. Certo voi potete usarlo, ma usate qualcosa che è della società, di un gruppo di persone tra cui ci siete voi, dovete farlo rispettando delle regole. E’ evidente. Allo stesso tempo nessuno può permettersi di prendere cose che stanno nella scatola S.r.l. credendo che siano vostre, o cose nelle vostre scatole, credendo che siano della S.r.l.
Scatole diverse, fatti diversi, obbligazioni diverse e responsabilità diverse. Per chiudere il discorso immaginate che in una delle scatole dello scaffale avete i vostri soldi ed anche nella scatola S.r.l. ci siano dei soldi. Ebbene questi ultimi sono il capitale sociale della società e non il vostro. Se la società compra qualcosa, deve pagare con i suoi soldi, così come quando contrae un debito a suo nome. Questo vale per voi, per i ladri e per chi avanza soldi da voi e dalla S.r.l. Ad ognuno il suo!!
[1] Ex art. 2247 c.c.
[2] Ex art. 2250 c.c.
[3] Ex art. 2462 c.c.
Il documento di Impatto sociale

Nello scorso post vi abbiamo parlato della start up sociale. In questo vi parleremo del documento che rende unica la start up sociale e la differenzia da quella ordinaria: il documento di impatto sociale.
Non è un documento semplice da realizzare, ma mostra l’impegno e la passione che chi svolge quest’attività deve dimostrare di avere. Avere degli effetti sulla realtà è frutto di un duro e lungo lavoro sia organizzativo, sia concreto, vero e tangibile. I miei migliori auguri a chi intraprende questo percorso ed opera nel sociale per rendere questo mondo un posto un po’ migliore.
Il documento di impatto sociale[1].
Si tratta di un documento da produrre annualmente.
All’atto della costituzione la start up deve indicare l’impatto atteso, cioè i benefici che intende apportare alla comunità.
Dopo il primo bilancio invece va indicato l’impatto generato in termini sia qualitativi che quantitativi. In altre parole l’attività svolta e l’indicazione di quanti ne hanno beneficiato, in che modo, nonché le ricadute positive sulla collettività. Volevi cambiare le cose? Fammi vedere cosa hai cambiato!. Il senso è questo.
Infatti, bisogna indicare tutto il percorso che ha svolto, o intende svolgere la società. Innanzi tutto le risorse impiegate, poi i servizi e le prestazioni offerte, chi ne ha beneficiato, quali sono stati gli effetti avuti. Oltre a ciò questo documento deve indicare in cosa consiste la start up, quali sono i suoi obiettivi, la sua visione, i suoi partecipanti.
Per meglio misurare questo è necessario predisporre una serie di indicatori riguardo l’attività ed i benefici, nonchè indicare nel dettaglio tutto il percorso che ha portato dall’organizzazione ai servizi erogati. Sembra una raccolta punti delle figurine, ma non lo è.
Ad esempio mettiamo che vogliate portare la musica in un quartiere per aiutare ragazzi svantaggiati a stare lontano da tentazioni criminali e dipendenze. L’impatto che sperate di avere è quello di formare un’orchestra, uno o più gruppi musicali, un musical, o uno spettacolo teatrale. Quindi dovreste inserire nel documento di impatto chi collabora con voi in questa impresa, pubblicizzandola nel quartiere con un open day attraente, poi il materiale che intende utilizzare, il numero dei ragazzi coinvolti, i corsi da organizzare, le location necessarie ed infine lo show finale. In sintesi, l’idea, l’organizzazione, la realizzazione e gli effetti. In particolare come la musica e il vostro aiuto possano cambiare la vita di questi ragazzi mostrandogli che un altro mondo è possibile!
Si tratta in effetti di una burocratizzazione della propria attività. Già a scriverlo parte un rabbioso sbadiglio. Ma non bisogna dimenticare che quest’unico documento rappresenta una fotografia dell’attività che si vuole svolgere, o si è svolto durante un anno. Dovreste esserne molto orgogliosi! Pertanto solo la motivazione può darvi il coraggio e la forza di cominciare. Pensate ai benefici, ai vantaggi che la vostra start up porterà alle persone, alla comunità al Mondo! Ecco sono questi pensieri quelli devono darvi la forza di affrontare quest’avventura.
[1] Questo documento è previsto dalla circolare 3677/C emanata dal Ministero dello sviluppo economico il 20 gennaio 2015.
Che cos’è una start up sociale?

Le caratteristiche della start up sociale
C’è un altro tipo di start up, del tutto diversa da quella canonica e tecnologica del precedente articolo. Un’azienda che vive tra le persone per le persone e poco a che fare con la classica tecnologia da film sullo spazio degli anni 70.
La parola sociale ci rimanda subito in mente giovani in spazi aperti che stanno insieme a bambini, malati, emarginati, migranti, barboni e soggetti che provengono da situazioni difficili.
C’è anche un’immagine un po’ diversa: quella di idealisti che sono per strada a manifestare rumorosamente per le loro idee, con striscioni colorati dalle scritte grandi grandi.
La start up innovativa a vocazione sociale[1], ha gli stessi requisiti di quella ordinaria, ma ha una natura molto versatile e può prestarsi ai più svariati scopi[2]:
assistenza sociale;
assistenza sanitaria;
assistenza socio-sanitaria;
educazione, istruzione e formazione;
tutela dell’ambiente e dell’ecosistema;
valorizzazione del patrimonio culturale;
turismo sociale;
formazione universitaria e post-universitaria;
ricerca ed erogazione di servizi culturali;
formazione extra-scolastica, finalizzata alla prevenzione della dispersione scolastica ed al successo scolastico e formativo;
commercio equo e solidale;
alloggio sociale;
accoglienza umanitaria;
agricoltura sociale;
attività sportive dilettantistiche;
gestione dei beni confiscati alla criminalità organizzata;
servizi strumentali alle imprese sociali
Tanta roba per chi è idealista e ha molta voglia di rimboccarsi le maniche!!!
Quindi è possibile raggruppare queste attività in diversi gruppi. Quelle relative a persone in stato di bisogno (anziani, disabili, migranti, socialmente svantaggiati etc), quelle riguardanti i beni culturali e quelli confiscati, l’ambiente e l’agricoltura, lo sport dilettantistico e la formazione ed infine quelle relative a tutti i servizi necessari per la gestione di queste imprese.
Per fare qualche esempio vi rientrano una scuola di italiano per stranieri, un servizio di orientamento post universitario o post scuola dell’obbligo, servizi di marketing per siti archeologici poco conosciuti, oppure attività ad esse strumentali come l’assistenza fiscale e contabile per questo tipo di imprese.
In altre parole mentre nella start up classica il centro è sull’ammodernare prodotti già esistenti, qui il centro è nel supportare le persone e tutta la collettività. Infatti, la start up deve dichiarare di operare nell’interesse generale. Due parole che da sempre sono state usate per gli scopi più disparati, ma hanno sempre fatto riferimento alla ricerca di un altrui benessere.
Non è nemmeno necessario iscriversi nell’elenco delle imprese sociali. Altra burocrazia in meno.
La start up sociale ha benefici maggiori per gli investitori rispetto ad una start up ordinaria, ma poi ne parleremo…
[1] Ex art 14 comma 4 D.L. 179/2012.
[2] Indicati originariamente dall’articolo 2, comma 1, del decreto legislativo 24 marzo 2006, n. 155 poi abrogato e riformulato dal D.lgs 3 luglio 2017, n. 112 art. 2 comma 1 che ha introdotto le attività di impresa di interesse generale indicate.
Come si crea una start up? Il primo passo

Introduzione
Creare una start up non è un fatto che avviene dall’oggi al domani. E’ necessario una fase di preparazione, studio, analisi. Da un lato c’è il fare istintivo, il volersi gettare a capofitto in qualcosa di ignoto. Dall’altro si sa di dover agire con cautela e di dover tener a freno la propria voglia di fare, per camminare a piccoli passi.
Qual è il primo passo?
Per me quello di prendere carta e penna e mettere per iscritto la propria idea. Così di getto a parole tue. Poco importa se quel foglietto finirà nel cestino, incorniciato nel tuo ufficio, o battuto all’asta per milioni di dollari. Comincia a scrivere quello che ti viene in mente riguardo la tua idea. Cosa vuoi realizzare? Cosa vuoi vendere?
Scrivi a caso tranquillo. Fai delle pause e alla fine ricopia tutto con ordine. Poi riflettici su e va a fare una passeggiata, vai in palestra, distraiti come vuoi. Nel frattempo, silenziosamente, il tuo cervello sta continuando a lavorare alla tua idea.
Domani ritornaci su e vedi che il tuo progetto dovrebbe avere 3 elementi: dei punti fissi che ne stabiliscono l’essenza, dei punti flessibili che sei disposto a modificare nel tempo ed infine un elemento che genera un’emozione nel cliente.
E poi?
A questo punto dovresti rispondere ad una delle domande più importanti? Ma come si realizza la mia idea?
Certo mi potresti rispondere in maniera semplicistica e rapida: con un’azienda, un team, dei macchinari e dei dipendenti.
Non è questa la risposta giusta.
Dovete ragionare sul come si creerà il vostro prodotto e sul come arriverà al cliente. Alcuni esempi vi chiariranno il tutto.
Immaginante che avete avuto l’idea di un nuovo tipo di crema spalmabile dolce, ideale per la colazione ma con zero grassi. A questo punto il come si realizza la vostra idea deve riguardare le materie prime necessarie, il contenitore ed il pacchetto. Poi servono dei macchinari per mescolare le materie prime e per inserirle nei contenitori e poi il materiale del pacchetto.
Poniamo caso che volete realizzare un servizio online. A questo punto capirete che è necessario un sito web, un marketplace cioè un sito in cui potete vendere il prodotto, un servizio di ricezione mail di richiesta ed di invio del prodotto, nonché di preparare le mail di ricerca e di invio del prodotto.
In altre parole dovete trovare quegli elementi che permettono alla vostra idea di scendere dalla vostra testa, di diventare vera e di finire nelle mani del cliente.
E dopo?
C’è da lavorare, ma a questo punto c’è un compito un po’ passivo che è quello di parlare della vostra idea con le persone che conoscete. Giusto così per sapere gli altri cosa ne pensano, avere un primo scambio di idee. Siete nella primissima fase iniziale. La vostra idea si deve raffinare, smussare, deve essere lavorata e quale miglior mezzo se non quello di parlarne in maniera abbastanza libera con qualcuno e poi riflettere su quello che si è detto. Non importa tantissimo in questa fase delle risposte che otterrete, ma della vostra reazione e della reazione che avrete sull’idea e sui mezzi per realizzarla.
Non vi preoccupate se vi dicono non funzionerà mai, o vi diano dei pazzi, forse avrete più successo degli altri, come è capitato a molti.
#Startup #Guarinolegalsolutions #Legalstartup
Cosa fa una start up?

Ma cosa fa una start up?
Crea prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico[1].
Che significa?
Deve trattarsi di prodotti nuovi, differenti per metodo di produzione, organizzazione, presentazione e per le materie prime.
E’ una nuova tecnologia: un nuovo procedimento per ottimizzare la produzione, per la risoluzione di problemi, oppure per il miglioramento delle procedure.
Infatti, il concetto di tecnologia[2] è legato al concetto di tecnica[3], inteso come procedimento.
Quindi il prodotto deve migliorare un settore specifico con dei prodotti, o dei servizi che lo rendano più potente, più forte e dinamico.
Per es. rispetto alle macchine da scrivere il prodotto innovativo è il programma di scrittura del pc. Questo perché riduce tempo, spazio e permette un’agevole modifica.
Prima con la macchina da scrivere perdevi più tempo a scrivere e poi dovevi avere spazio per accumulare i testi. Invece con la nuova tecnologia: lavori meglio, risparmi tempo e hai anche margine d’errore gestibile. Quindi il pc ha migliorato notevolmente la scrittura.
Adesso avete capito da cosa deriva il fascino un po’ nerd delle start up, ma anche il fatto che una tecnologia non deve essere per forza una cosa spaziale, complicatissima e cervellotica.
Quindi una start up produce nuovi oggetti, nuove procedure o innova quelli già esistenti.
E’ una società ed in quanto tale aperta ad un lavoro di squadra.
E’ una realtà che usa la conoscenza investendoci, o utilizzando soggetti esperti, o prodotti o servizi con una privativa.
Infine deve essere un’entità nuova dinamica. In una parola giovane.
Manca qualcosa per essere giovane vero?
Vedo già passaporti in bella vista, ali di areo su sfondo blu e canzoni cariche di sottofondo.
Vi ricordate quando ho scritto di filiale in Italia? Si una start up deve avere almeno una sede in Italia, …. ma può avere anche una sede all’estero.
Pronti a decollare con la vostra nuova avventura chiamata start up ed il vostro inarrestabile team?
[1] L’art. 25 del D.l. 18.10.12. n. 179 l’oggetto sociale delle start up è: “Lo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di prodotti o servizi innovativi ad alto valore tecnologico”
[2] Per il dizionario Treccani: “Vasto settore di ricerca […] esso si riferisce piuttosto all’utilizzazione ottimale, anche e soprattutto da un punto di vista economico, dell’insieme di tecniche e procedimenti diversi impiegati in un dato settore, e delle conoscenze tecnico-scientifiche più avanzate (la t. della carta, della produzione alimentare, dei materiali; le t. informatiche; la t. del petrolio, delle materie plastiche, ecc.) e, più in generale, a un insieme di elaborazioni teoriche e sistematiche, applicabili globalmente alla pianificazione e alla razionalizzazione dell’intervento produttivo”;
[3] Secondo il dizionario Treccani: “Insieme delle norme su cui è fondata la pratica di un’arte, di una professione o di una qualsiasi attività, non soltanto manuale ma anche strettamente intellettuale” […].
Che cos’è una Startup?

Quando pensiamo ad una startup ci vengono subito in mente giovani ragazzini vestiti in modo strano che si atteggiano a uomini di grande successo tra auto di lusso dai colori sgargianti, laboratori ipertecnologici con robot con braccia d’acciaio e location per i loro uffici in mete esotiche con il mare e la spiaggia sullo sfondo.
La startup invece è una cosa molto seria. Innanzitutto è una vera e propria azienda. In altre parole un insieme di persone ed attrezzature che vengono gestite per creare dei prodotti, o per offrire dei servizi.
Che cos’è una Startup Legalmente?
Nello specifico è una società cioè un’azienda che viene gestita da un gruppo di persone che si sono organizzate in un certo modo. Questo per dirvi che ci sono diversi tipi di società.
In particolare vi sono anche società create e gestite da una sola persona. E’ possibile? E’ legale? Si è così e molte startup ed anche molto società sono state create in questo modo. Ma perché che senso ha? Vi starete chiedendo.
Il senso è separare i beni del proprietario da quelli della società. In altre parole fare della società un qualcosa di diverso ed autonomo rispetto al suo proprietario di modo da arrecare sulla stessa tutti gli oneri economici e tutte le responsabilità economiche.
In quali tipi di società può organizzarsi una start up?
Ma torniamo alla startup che è una società di capitali. Significa che è una società in cui l’aspetto principale è quello economico e a sua volta può essere uno dei tre tipi di società di capitali previste: la società a responsabilità limitata, la società a responsabilità limitata semplificata, la società per azioni e la società in accomandita per azioni.
Una startup deve essere per forza una società di capitali?
No la legge ha previsto anche la possibilità di organizzarsi in forma cooperativa. Quindi una startup è una di queste cinque tipologie di società con alcuni elementi che la rendono speciali e che vi illustreremo di seguito.
I requisiti di una Startup
Il primo è che una startup non può essere quotata in borsa o in altri mercati. Scordatevi che il vostro nome finisca sul listino azionario con tanti più e freccette verdi accanto. Insomma uno startuper non è un lupo di wall street in stile hollywoodian con fuoriserie in omaggio.
Il secondo è che la startup deve essere una nuova società. Una società creata da zero e non una vecchia e stravecchia che si maschera per essere nuova. Un po’ come gli anziani che vogliono essere giovani e li trovi a fare jogging alla mattina o alle serate da ballo. Il punto è che oggi sembrano più giovani loro che parecchi, ventenni o trentenni.E niente trucchetti la start up non deve essere figlia di una società già esistente.
Il terzo la startup deve avere la residenza in Italia, in Unione Europea o nello spazio economico europeo con una sede od una filiale in Italia. Niente mete esotiche con palme da cocco e mare cristallino. Però va detto in Italia abbiamo mete fantastiche con panorami mozzafiato che tutto il mondo ci invidia. Solo che parlano la tua lingua, mangiano quello che mangi tu etc. Solo che molti preferiscono andare nei soliti posti grigi, freddi, cari ed affollatissimi.
Il quarto requisito è che il valore dei prodotti o dei servizi non deve essere superiore a € 5 milioni. Una cifra enorme! Significa che se arrivi a questa cifra devi cambiare qualcosa. Non è che si presentano i finanzieri a cavallo sotto casa e non devi emigrare nemmeno all’estero. Devi solo cambiare tipo di società, ma è un discorso che poi affronteremo… in futuro.
Il quinto requisito cosa la startup non distribuisce e non ha distribuito utili. Significa che una start up non deve essere una società che prima di diventare startup ha distribuito utili e che non li deve distribuire in futuro. Ok ma cosa sono gli utili?
Allora alla fine dell’anno la startup si ritrova con dei costi che ha sostenuto e con delle entrate che si chiamano ricavi. La somma di queste due cose si chiama utile. Ebbene questa cifra la start up non la può regalare ai soci, se la deve tenere per sé.
Ulteriori requisiti
Infine la startup deve avere almeno uno di questi tre requisiti:
1) Investire in ricerca e sviluppo almeno il 15% del maggior valore fra costo e valore totale della produzione.
Significa che vanno calcolati i costi ed il valore della produzione a parte. Si tratta di due voci di bilancio. A questo punto si prenderà tra le due quella che presenta il numero maggiore. Ebbene questo numero e il 100%, di questo 100% il 15% deve essere investito in ricerca e sviluppo.
Esempio: Se il valore totale della produzione è 250 e il valore del costo è 80 si prenderà 250, il cui15% è 37,5. Ecco per avere questo requisito la start up deve investire almeno 37,5 in ricerca esviluppo.
2) Almeno un terzo dei suoi dipendenti deve avere un dottorato di ricerca o una laurea magistrale.
3) Avere una privativa industriale cioè un marchio, un brevetto, un modello o un diritto d’autore.
Vi ricorda qualcosa? Si le canzoni. Questo perché il diritto d’autore di una canzone significa che chi l’ha scritta ha il diritto di essere riconosciuto come autore della stessa, nessuno può dire quella canzone l’ho scritta io.
Ma qua stiamo parlando di impresa mica di canzoni e di questioni di principio?
Oltre alla paternità di una canzone o di un prodotto questi diritti disciplinano anche lo sfruttamento economico, cioè come un soggetto può vendere quel prodotto, o un servizio e quanto deve pagare l’autore per venderlo ed in che modo.
In altre parole se la canzone è tua ma nessuno la può suonare tranne te, l’unica possibilità di guadagnarci è quella che tu ti metta a suonare ad un concerto a cui viene un sacco di gente per te. La cosa cambia se oltre al tuo concerto, un altro può suonare la tua canzone ad un altro concerto (ovviamente dicendo che è la tua canzone) ed un altro ancora può fare pubblicità alla tua canzone. Capirai che in questo modo hai moltiplicato le fonti di guadagno ed hai intascato più soldi.
A questo punto togli canzone e mettici la tua idea di prodotto o servizio per la tua start up. Ecco avere una privativa significa che ha un sistema legale che difende il tuo prodotto da qualcuno che lo prende e lo spaccia per suo oppure da qualcuno che lo usa, lo riconosce come tuo, ma senza il tuo consenso e quindi ci guadagna solo lui.
Startup: una nuova alba

Il Momento Giusto per Innovare
Siamo entrati in una nuova epoca: quella dell’innovazione diffusa, delle idee che diventano impresa. Le startup oggi rappresentano una straordinaria opportunità per l’Italia, un motore di speranza e cambiamento che può davvero trasformare il nostro futuro.
Le crisi recenti, che per anni hanno oscurato l’orizzonte, stanno lasciando spazio a una stagione più luminosa, carica di possibilità. Oggi si aprono davanti a noi immense praterie da esplorare, alimentate da creatività, competenze e spirito di iniziativa. È tempo di sognare in grande e agire con concretezza.
L’Unione di Cultura e Tecnologia
Per troppo tempo in Italia abbiamo vissuto una frattura tra sapere umanistico e cultura scientifica. Ma oggi qualcosa è cambiato. Le startup sono la sintesi perfetta tra ingegno tecnico e pensiero critico, tra algoritmi e comunicazione, tra diritto e design.
Sono proprio queste connessioni a generare valore: l’innovazione nasce quando idee tecnologiche trovano solide fondamenta legali, visione strategica e capacità comunicativa. Le startup italiane, se sostenute e guidate con i giusti strumenti, possono aprire una nuova stagione di rinascimento per l’arte, l’industria, la cultura e il lavoro.
Mentalità, Squadra e Legalità: Le Chiavi per Crescere
Innovare non basta. Serve una nuova mentalità, capace di mettere da parte il protagonismo per costruire un “noi” condiviso. Le startup vincenti nascono dalla forza del gruppo, dalla fiducia reciproca e da una visione comune. Non è il momento dell’individualismo, ma della collaborazione.
Un altro elemento decisivo? Il rispetto delle regole. Chi avvia una startup e si affida fin da subito al supporto legale, ha una marcia in più. È più sicuro, più credibile e più libero di concentrarsi sul business. Il diritto, oggi più che mai, è uno strumento strategico per creare relazioni economiche solide e durature.
Un Futuro Possibile per Tutta l’Italia
Le startup non sono solo per pochi. Possono essere la riscossa del nostro Paese intero, Sud compreso. Trasformandosi in vere e proprie imprese, possono dare lavoro, dignità e futuro a tantissimi giovani. E possono portare i propri prodotti sulle rotte naturali del Mediterraneo, aprendosi al mondo.
Serve però il coraggio di provarci. Di raccontare queste storie, condividerle, amplificarle. Perché ogni idea, anche la più semplice, può diventare una soluzione innovativa, un prototipo, un’impresa. Una startup.
E tu, sei pronto a fare la tua parte?
Segui il nostro blog per scoprire strumenti concreti, ispirazione e supporto legale pensato per chi vuole costruire il futuro, oggi. Il tempo delle startup è arrivato. E noi siamo pronti a camminare con te.
Il blog legale per le startup

Benvenuti nel blog di Guarino Legal Solutions for Startups, uno spazio pensato per offrire informazioni chiare, affidabili e aggiornate a chi desidera avviare e far crescere una startup.
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Crediamo nell’importanza della trasparenza e della fiducia. Ogni articolo sarà supportato da riferimenti normativi verificati, così da garantire informazioni corrette e aggiornate. Il nostro obiettivo non è solo spiegare la normativa, ma renderla comprensibile e applicabile a chi non è un esperto del settore.
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Buona lettura e buon viaggio nel mondo delle startup!